L’Italia, con i suoi
59 patrimoni culturali riconosciuti dall’
Unesco , è il primo Paese in Europa per numero di bellezze mondiali. Questo record è provvisorio, dato che il riconoscimento dei siti avviene di continuo in tutto il mondo. Ne consegue che la mole di turisti, europei e non, che inonda le città e i borghi italiani si aggira ogni anno attorno ai 90 milioni di visitatori.
Nel 2019 il Bel Paese si è piazzato al terzo posto come meta più visitata al mondo secondo
ENIT, generando introiti pari al 5% del Pil del Paese. Questi primati stanno a testimoniare il peso che i luoghi e la cultura italiana hanno a livello globale, ma, allo stesso tempo hanno delle implicazioni pratiche.
Nel 2021 si è vista una ripresa concreta della circolazione globale a livello turistico. Il ritorno dei flussi turistici ha evidenziato un problema al quale, fino a pochi anni fa, nessuno aveva dato particolar peso, ovvero l’impatto ambientale che questi determinano.
Cos’è l’impatto ambientale?
Per impatto ambientale si intende l’insieme di effetti, diretti e indiretti, impattanti negativamente sull’ambiente. Cosa rientra sotto la generica definizione di impatto ambientale quando si parla di turismo?
- Inquinamento legato ai trasporti, che rappresenta il 5 % delle emissioni globali di CO2, in particolare quello trasporto aereo;
- Inquinamento e consumo di acqua
- Sovraproduzione dei rifiuti
- Consumo di energia elettrica
- Sprechi alimentari
- Impatto negativo su flora e fauna locale
- Costi ambientali legati alla costruzione di infrastrutture turistiche (spiagge, lidi, baite)
Questi sono solo alcuni dei principali fattori che bisogna prendere in considerazione quando si valutano i pro e contro del settore turistico.
Si può cambiare?
Fortunatamente, da qualche anno a questa parte, istituzioni nazionali e sovranazionali come l’
ONU e l’
Unione Europea, hanno cominciato un’opera di sensibilizzazione globale sul tema della protezione ambientale. Movimenti sociali e associazioni lavorano per promuovere un nuovo tipo di turismo, più sostenibile, remunerativo e digitale.
Un Paese come l’Italia, dotato di meraviglie paesaggistiche, città e borghi invidiati in tutto il mondo, dovrebbe preservare il proprio territorio. Quale momento migliore dell’
European Green Deal per rimettere in discussione parametri e priorità nel circuito del turismo, e non solo.
Ad oggi, il principale risultato “pratico” di quest’opera di sensibilizzazione globale è la
Green Economy, un nuovo modo di concepire il rapporto tra introiti economici e tutela dell’ambiente.
Dalla seconda rivoluzione industriale in poi, l’economia globale si è basata su un semplice dogma: la supremazia della logica del profitto su qualsiasi altra forma di benessere. Gli ultimi tre secoli, plasmati dal sistema produttivo che solo ora stiamo mettendo in discussione, hanno prodotto cataclismi ambientali ai quali è difficile porre rimedio al giorno d’oggi.
Da qui la necessità di ripensare il rapporto tra produzione di ricchezza e risorse naturali, da cui la prima deriva. Il nuovo patto proposto dalla Green economy pone al centro una crescita economica che non solo non depaupera l’ambiente, bensì lo arricchisce. Non più l’uno a discapito dell’altro, ma in parallelo, insieme, come i binari di un treno.
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