Quando gli italiani erano migranti nel mondo

Nel mondo odierno l’Italia è un paese di immigrati non di emigranti. Ma non è sempre stato così. Oggi l’Italia fa parte del gruppo di paesi più industrializzati del mondo. E’ una meta ambita da molti soprattutto come destinazione per gli studenti universitari. A cause del clima di incertezza in molte parti del mondo, l’Italia è vista anche come un rifugio sicuro per quelli che necessitano di protezione internazionale. Il Bel paese ha visto, come qualsiasi paese del mondo, momenti bui anche in tempi recenti. A causa di acuti problemi economici, molti,moltissimi italiani hanno intrapreso la via dell’emigrazione. Parliamo dell’epoca da prima dell’Unità d’Italia fino agli anni ’60, anni del Boom Economico. Per avere un idea sull’arretratezza dell’Italia a cavallo della metà del XIX secolo, gli appassionati di letteratura possono leggere “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa oppure “I Viceré” di Federico de Roberto. Tralasciando la trama, questi romanzi ci descrivono fra le righe l’ambiente decadente nell’Italia prima e dopo l’unione. La povertà, l’analfabetismo e la mentalità marcia. Tra il 1861 e il 1985 dall'Italia sono partiti quasi 30 milioni di emigranti. La meta più gettonata? Il nuovo mondo! Stati Uniti, America del Sud, soprattutto il Brasile e l’Argentina, che erano in pieno sviluppo economico e necessitavano di mano d’opera, soprattutto dopo l’abolizione della schiavitù. A partire non erano solo braccianti. Gli strati più poveri della popolazione in realtà non avevano di che pagarsi il viaggio, per questo tra gli emigranti prevalevano i piccoli proprietari terrieri che con le loro rimesse compravano casa o terreno in patria. Le rimesse degli emigrati in quell’epoca erano linfa vitale per il Regno d’Italia che incentivava l’emigrazione. Dopo un viaggio interminabile, gli italiani faticavano ad integrarsi, soprattutto negli Stati Uniti dove non erano considerati bianchi e quindi reputati “razza inferiore”. Quindi, si ghettizzavano all’interno delle comunità. Se si è curiosi di saperne di più sul duro passato degli emigranti italiani il libro "L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi" di Gian Antonio Stella, può risultare molto interessante. I flussi migratori italiani verso gli USA cessarono con la Prima guerra mondiale quando nel 1921 fu emanato l’Emergency quota act che impose un tetto al numero di immigrati dall'Europa dell'Est e del Sud. Solo con la Seconda guerra mondiale, grazie all'arruolamento nell'esercito statunitense di molti italoamericani l'integrazione fece concreti passi avanti. Ma questa destinazione aveva già perso l’attrativa iniziale e le nuove mete erano più vicine come il Belgio, la Germania, la Svizzera e la Francia. Le persone non sono alberi, si muovono, si trasferiscono, e lo faranno sempre perché è nell’indole umana cercare il meglio. E non saranno delle linee fittizie tracciate su una mappa a fermare l’ambizione degli uomini.

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