I diritti dei lavoratori in Italia: Articolo 1 e articolo 36 della Costituzione

L'articolo 36 della Costituzione italiana è una solida garanzia dell'ordinamento giuridico nazionale. Torna alla ribalta ogni anno in occasione del Primo Maggio, una festa che raramente riceve la giusta attenzione. Eppure, anche nel giorno della Festa dei Lavoratori, l'articolo 36 della Costituzione viene surclassato dal famoso articolo 1. Alla luce delle tensioni tra la politica e i vari scioperi sindacali spesso indetti nel nostro Paese, Welcome Association Italy ha deciso di dedicare questo breve articolo ai diritti dei lavoratori in Italia. In questi momenti di tensione politica e sociale, vorremmo ricordare ai nostri lettori il valore dell'articolo 36 della Costituzione, per poi sviscerare le differenze con l'articolo 1.

Cosa dice l'articolo 36 della Costituzione

"Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e, in ogni caso, sufficiente ad assicurare a se stesso e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e alle ferie annuali retribuite e non può rinunciarvi". L'articolo 36 della Costituzione riconosce diversi elementi indispensabili per la vita di ogni lavoratore. Per quanto breve nella forma, l'articolo contiene diversi concetti di estrema rilevanza e complessità. Tra questi, ci soffermeremo su due punti che, a nostro avviso, sono preponderanti per il sistema italiano:
  • retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro;
  • Garantire un'esistenza libera e dignitosa a se stessi e alla propria famiglia.

Retribuzione in proporzione alla quantità e alla qualità.

L'articolo 36 della Costituzione è dedicato alla categoria dei lavoratori dipendenti e ha una natura puramente difensiva. Infatti, tende a proteggere i diritti dei lavoratori da possibili abusi da parte dei datori di lavoro, affermando elementi imperativi e inalienabili. Ma in che modo la retribuzione è proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro stabilito? Per quanto riguarda la quantità, il parametro delle 8 ore di lavoro al giorno è stato raggiunto grazie a numerose lotte sindacali. Per quanto riguarda la qualità, la situazione è molto più complessa. La qualità è spesso associata, a volte impropriamente, alle qualifiche del lavoratore. Di conseguenza, la proporzionalità tra retribuzione e qualità è molto discussa.

Garantire un'esistenza libera e dignitosa a se stessi e alla propria famiglia

Come si può definire un'esistenza libera e dignitosa? Molti studi fanno risalire l'inverno demografico italiano ai bassi livelli salariali. Questo indica che le garanzie dell'articolo 36 della Costituzione, ovvero assicurare un'esistenza libera e dignitosa a se stessi e alla propria famiglia, non sono sempre garantite. Oggi ci sono molti Contratti Collettivi Nazionali (CCNL) che sono in attesa di rinnovo da anni. Inoltre, ci sono due fattori che rendono difficile realizzare le garanzie dell'articolo 36: il calo dei salari rispetto agli anni '90 e l'inflazione. L'Italia ha un triste primato: è tra i pochi Paesi che hanno registrato una riduzione dei salari nominali e reali dal 1990. Se a questa situazione si aggiunge l'inflazione, emerge un quadro poco libero e dignitoso per i lavoratori italiani.

L'importanza dell'articolo 36 della Costituzione

L'importanza dell'articolo 36 della Costituzione deriva dalle tutele che l'Assemblea Costituente ha impresso alla neonata Costituzione italiana. La giornata lavorativa di otto ore, le ferie pagate e la retribuzione che assicura un'esistenza libera e dignitosa sembrano garanzie dovute oggi, ma sono state concepite in un'epoca molto diversa. Se oggi i diritti dei lavoratori sembrano perdere il loro fascino, ciò è dovuto al cambiamento della società e dell'economia del paese dal 1948. Le garanzie e i diritti contenuti nell'articolo dovrebbero essere il punto di partenza per un ulteriore miglioramento della vita dei lavoratori e non solo un ideale a cui aspirare. Ma come siamo arrivati a queste garanzie che oggi diamo per scontate? Basta ripercorrere le tappe che hanno portato alla Festa dei Lavoratori: il Primo Maggio.

Cosa dice l'articolo 1 e perché è così importante?

"L'Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Con queste parole, i Padri Costituenti stabilirono la forma di Stato, il governo e i principi generali che governano il nostro Paese fino ai giorni nostri. Come si evince dai due articoli di cui stiamo parlando (1 e 36), il tema del lavoro ha un ruolo preponderante nella Costituzione italiana. In questo periodo di stagnazione economica e di conflitti internazionali, in un mondo caratterizzato da interdipendenze, i diritti dei lavoratori sono tornati al centro della scena. Le garanzie costituzionali devono essere implementate per rispondere alle sfide del tempo in cui viviamo. Quali sono stati i passi che hanno portato all'affermazione delle conquiste sindacali? Come siamo arrivati a celebrare il Primo Maggio?

Perché si festeggia il primo maggio?

Il Primo Maggio è la festa dei lavoratori in Italia e in molti altri paesi del mondo. Questa data celebra le varie lotte sindacali che i lavoratori del XIX secolo hanno condotto per rivendicare quelli che oggi sono diritti inalienabili dei lavoratori. Ma perché il primo giorno di maggio? Cosa c'è di così speciale in questa data? C'è un evento particolare legato a questa data? Per rispondere a questa domanda, è necessario ripercorrere brevemente le tappe principali che hanno portato alla consacrazione di questa giornata dedicata a tutti i lavoratori.

Il contesto socio-economico della festa dei lavoratori del XIX secolo

L'origine della Festa dei Lavoratori affonda le sue radici nel cuore della Seconda Rivoluzione Industriale, ovvero negli Stati Uniti della seconda metà del XIX secolo. Si trattava di un periodo molto denso in termini di relazioni sociali. L'industria occupava la maggior parte della popolazione attiva ma, allo stesso tempo, non esistevano diritti dei lavoratori come il numero di ore, la sicurezza sul lavoro o la malattia. La classe operaia viveva in condizioni critiche, completamente esposta ai capricci dei proprietari/datori di lavoro delle fabbriche. In questo contesto, nacquero le prime lotte sindacali degli operai, spinte da turni di lavoro estenuanti e privi di garanzie, con scioperi e manifestazioni spesso brutalmente repressi dalla polizia.

I fatti

Il culmine di queste manifestazioni e scioperi si ebbe a Chicago, nell'Illinois, la capitale industriale della fiorente economia americana del XIX secolo. Nel 1866, in seguito a violente repressioni che portarono la polizia a sparare sui lavoratori, fu organizzata una grande manifestazione operaia che riunì diecimila lavoratori di varie fabbriche. La richiesta di questi lavoratori era semplice: ottenere una giornata lavorativa di otto ore. A seguito di questa manifestazione, l'anno successivo, il 1° maggio 1867, lo Stato dell'Illinois, per evitare ulteriori scontri che avrebbero esacerbato il contesto sociale americano, decretò la prima legge sulla giornata lavorativa di otto ore, sancendo la prima rivendicazione dei lavoratori americani.

Le conquiste

Questa conquista sindacale fu inizialmente riconosciuta solo nello Stato dell'Illinois. Ci volle un'altra sanguinosa dimostrazione, nel 1887, per avviare questa legge su base federale. Infine, nel 1889, alla Conferenza di Parigi la data del Primo Maggio fu riconosciuta come festa dei lavoratori per celebrare il raggiungimento della giornata lavorativa di otto ore nel mondo industrializzato. È stato un viaggio lungo e sanguinoso, intrapreso da decine di migliaia di lavoratori in tutto il mondo. Molto spesso non siamo consapevoli delle lotte e delle vittime che ci hanno garantito i diritti che oggi diamo per scontati. Per questo motivo, il nostro sindacato si impegna a sensibilizzare l'opinione pubblica e a ricordare ai lettori che queste conquiste devono essere attuate, non dimenticate.
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