Le Olimpiadi dall’antichità ai giorni nostri

Le Olimpiadi dovevano tenersi l’anno scorso, nell’estate del 2020, ma sono state rinviate, causa Covid-19, per la prima volta nella storia: forse non è mai successo neanche durante i Giochi nell'antichità. I primi Giochi olimpici si tennero nel 776 a.C a Olimpia, nella Grecia antica che dedicava le gare sportive agli dèi e a Zeus. Durante il periodo dei giochi, che duravano sette giorni, veniva sospesa anche l’attività bellica. Come anche le olimpiadi moderne, anche quelle antiche si organizzavano ogni quattro anni. Altri popoli imitarono in seguito questa tradizione, inclusi i Romani: a tal proposito, in base ad alcuni ritrovamenti scritti, sembrerebbe che anche Nerone abbia organizzato un’edizione delle olimpiadi. Purtroppo, i Giochi vennero eclissati con l’espandersi del Cristianesimo che considerava questo evento troppo pagano per i propri gusti. Nel 393 d.C l'imperatore Teodosio I e Ambrogio assieme al vescovo di Milano, bandirono definitivamente le olimpiadi. Dopo 15 secoli di interruzione, Pierre De Coubertin ripropose l’organizzazione dei giochi che aprirono l’epoca delle olimpiadi moderne nel 1896 ad Atene, in Grecia in memoria di quelle antiche. Lo spirito però era diverso, perché era previsto che vi partecipassero sportivi di paesi  diversi. La prima edizione fu un successo, con quasi 250 partecipanti. In questa occasione fu fondato il Comitato Olimpico Internazionale e si decise che l’evento si sarebbe tenuto ogni volta in un Paese diverso: da allora si sono organizzate regolarmente ogni quattro anni ad eccezione del 1916, del 1940 e del 1944 a causa della Prima e Seconda guerra mondiale. In questa edizione l'Italia ha ottenuto il suo record di medaglie, ben 40, superando il medagliere conquistato a Los Angeles nel 1932 e a Roma nel 1960. Le massime soddisfazioni sono arrivate dalla vittoria nella gara regina dei 100 metri grazie a Marcell Jacobs e alla staffetta 4x100 grazie alla superlativa prova di Patta, Jacobs, Desalu e Tortu. La spedizione azzurra, per la prima volta, ha potuto contare sul 15 % degli atleti che ha origine straniera: dagli Stati Uniti a Cuba, dalla Russia all'Australia fino a ben 12 Paesi africani. E' stata quindi una vittoria dell'Italia multietnica, di un'Italia che non può piegarsi alle urla del politico di turno contro l'immigrazione: le prime e le seconde generazioni di immigrati sono parte integrante del tessuto sociale e contribuiscono alla crescita del Paese, sia dal punto di vista sportivo che da quello economico e culturale.

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